Le competenze richieste dal sistema industriale, il ruolo delle soft skills
Come si muoveranno le aziende in questa fase post Covid? Quali gli orientamenti sulle figure chiave necessarie alla ripartenza? Ne parliamo con Silvia Oliva, ricercatrice senior di Fondazione Nord Est, con la quale approfondiamo il tema delle competenze ricercate dalle aziende in questa fase in cui si apprestano a nuove assunzioni.
“Trasformazione digitale e capitale umano”
“Trasformazione digitale e capitale umano” è il tema al centro di una delle ultime ricerche ancora in corso, promosse da Confindustria Veneto Assindustria Venetocentro e realizzata da Fondazione Nordest. Un focus che ha in qualche modo messo nero su bianco la necessità di spingere su un’offerta formativa capace di esprimere il binomio competenza tecnica e competenze trasversali. E al pari un’occasione per vedere confermata la centralità dell’area meccatronica e il suo sviluppo.
Partiamo da quello che può essere considerato un dato quanto mai significativo, considerando il periodo storico, ovvero la prospettiva delle assunzioni.
Si tratta di un dato senza dubbio positivo, qui circa il 70% del panel fino ad oggi intervistato dichiara di voler fare nuove assunzioni nei prossimi due anni nell’ambito della produzione e della progettazione di prodotti e servizi.
Questo richiama alle competenze necessarie per fare in modo che offerta e domanda si incontrino…
Certo, qui entrano in campo competenze tecniche e operative che le imprese contano di trovare anche nel mondo degli ITS. Questi due aspetti diventano fondamentali per il futuro dell’impresa dove i super tecnici vengono vissuti tra le figure chiave per interpretare e gestire i cambiamenti.
Quale ruolo hanno nella formazione i trend legati al digitale?
Oltre l’80 % delle aziende riconosce il forte impatto del digitale in tutte le sue declinazioni sia sulla produzione sia sulla progettazione. Questo ci riporta alla necessità di disporre di risorse competenti. Un elemento che gioca a favore è sicuramente il dato dell’investimento in tecnologie 4.0; negli scorsi anni ha introdotto cambiamenti importanti e che ora più che mai richiede personale capace di guidare questa trasformazione. Questa è la vera sfida.
Diciamo che le aziende hanno ben chiaro che per trarre il massimo vantaggio da Industry 4.0 serve il personale competente…
Un dato che riassume bene questo passaggio è sicuramente quello che vede una quota rilevante delle aziende intenzionate ad intraprendere nel prossimo biennio azioni mirate per ovviare alla carenza di competenze tecniche specifiche, pensiamo all’area meccatronica o ICT. Tutto passa sempre per la formazione, anche se le modalità possono essere diverse: una quota importante farà formazione del personale interno, un’altra cercherà sul mercato le risorse; in altri casi sarà importante la collaborazione con le strutture formative come quella delle scuole superiori, degli ITS, dell’Università.
Questo vale anche per le realtà più piccole?
Laddove non sarà possibile un’implementazione diretta con assunzioni o formazione interna, pensiamo alle realtà più piccole del nostro territorio, è più facile che le realtà intenzionate a avviare una transizione digitale ricorrano, per le figure chiave, a consulenti in grado di favorire tale trasformazione.
Il successo di un’azienda passa oggi, anche per la digitalizzazione. Dal vostro osservatorio cosa registrate?
A questo proposito ci aiuta una precedente ricerca di Fondazione Nord Est realizzata in collaborazione con UniCredit sul tema della digitalizzazione che coinvolge le piccole medie imprese. Si è visto che le imprese del nordest, per la maggior parte, sono imprese manifatturiere che lavorano nel B2B, producendo prevalentemente beni intermedi o beni strumentali come le macchine utensili. Per queste aziende è ben chiaro che il successo è rappresentato dalla capacità di collocarsi in posizioni della catena del valore all’interno della filiera. E per fare questo la digitalizzazione e le competenze che la governano hanno un ruolo strategico. Non strutturarsi in questo senso significa esporsi al “rischio di cattura” da parte dell’impresa committente, o trovarsi nella concorrenza di fornitori con un più basso costo del lavoro.
Digitalizzazione, internazionalizzazione, sostenibilità. Tre mondi interconnessi. Come si adattano le aziende?
Parlando di sostenibilità, oggi strategica per i committenti e i consumatori, le aziende hanno consapevolezza che i miglioramenti in questo senso passano per l’innovazione tecnologica. Questa consente di migliorare le performance di un prodotto o di un macchinario ma anche di ridurre i consumi energetici in azienda, di controllare la sostenibilità della filiera nel suo complesso. Tutto ciò apre le porte ai mercati internazionali e si può cogliere quanto ciascuno di questi elementi concorra a sviluppare e a sostenere l’altro.
Governare questo cambiamento richiede nuove competenze?
Qui le temi chiave sono due: multidisciplinarietà e competenze trasversali che sono oggi essenziali. E in questo senso ai diplomati ITS le imprese riconoscono tali caratteristiche. Oggi si parla di lavori ibridi in cui le competenze tecniche sono alla base di una professionalità che deve poi completarsi con le cosiddette soft skills: ovvero la capacità di prendere decisioni in autonomia, l’attitudine a lavorare in gruppo, ma anche il saper padroneggiare competenze anche complesse in ambito digitale da cui non si può prescindere. Il sistema deve dunque trasformarsi lungo questi trend per continuare ad essere competitivo, crescere ed innovarsi.
ISCRIZIONE AI CORSI
“Sentiamo spesso parlare di catena del valore nella filiera produttiva. Le aziende del comparto meccatronico, nostro punto di riferimento, occupano un posto determinante nella catena del valore che le proietta anche a livello internazionale. Ed è proprio pensando a questo contesto in continua evoluzione che ci accorgiamo quanto sia importante il dialogo, altrettanto continuo con le imprese per affinare le competenze dei nostri diplomati. E parliamo sia di competenze tecniche sia di competenze trasversali. Oggi un buon tecnico deve saper lavorare in team, deve avere chiara la visione di un progetto per coglierne la complessità e capire di conseguenza come affrontarla. Tutto questo è alla base del nostro percorso formativo, in ogni area, e ha la sua espressione massima nella progettualità del teamworking, una vera e propria palestra per i ragazzi. Ed è questa flessibilità che le aziende apprezzano”